DESTINAZIONE SANTIAGO: Un cammino si vive, un cammino si fa di Cecilia Proietti

Maggio 22, 2025by itinarrando0

Credo fortemente che la scelta di intraprendere un cammino coincida con la necessità di “ritornare a casa”, ritornare a noi.
Per me è sempre stata caratterizzata da un susseguirsi di eventi favorevoli che mi hanno portata a preparare il mio zaino e a buttarmi.
I giorni che hanno preceduto il viaggio per il cammino francese ero piena di dubbi e paure, poi la mattina della partenza è finalmente arrivata ed un senso di pace ha preso il sopravvento.
Arrivata a Saint Jean Pied de Port sentivo di essere nel posto giusto, qualche ora per ambientarmi una cena leggera e a letto presto, volevo vedere la prima alba in cammino. Quella sarebbe stata la prima di tante altre. Passo dopo passo tutto e’ diventato semplice, i rituali in un cammino lungo sono gli stessi, partenza calma di buon ora, scelta dell’ostello per la notte, tappa al supermercato per la spesa del giorno successivo e riposo. In cammino non ci sono liste di cose da depennare, azioni quotidiane da portare a termine, ci sono gesti semplici che ti
costringono al solo presente, all’essenziale.
In cammino ci sono passi, infinite valli di campi e pale eoliche, dolci colline, salite impervie e discese dissestate, prati verdi che ti accompagnano per chilometri e ti costringono a stare lì nel pieno presente con i tuoi pensieri, come nella tappa da Burgos ad Hontanas,condivisa con “la zia” un meravigliosa donna alla soglia dei settant’anni tenace e caparbia con mille storie da raccontare.
In quella tappa ci perdiamo tra i racconti di vita, sogni e desideri, le mesetas fanno da sfondo alle nostre confidenze, ad un tratto tutta seria mi guarda e dice “ vediii nijente!”
Scatta la risata, la cittadina è nascosta la vedi solo una volta arrivata al cartello! In cammino ci sono gesti semplici, sorrisi che riempiono il cuore, sconosciuti che ti offrono una fetta di ananas per colazione e anziani che hanno ancora tanta tanta voglia di vita, che ti raccontano le loro gioie ed i propri dolori e tu non puoi far altro che sognare con loro; può capitarti di trovare persone che dopo pochi minuti di conoscenza ti invitano a casa loro e ti preparano un piatto di pasta o ti offrono un caffè tra mille racconti di vita.
La cosa che non sai però è che queste persone con gesti semplici e goffi diventeranno presenza nella tua nuova quotidianità.
Come Maria, ragazza italo- svizzera che conosco a Hospital de Obrigo, erano giorni che avevo scelto di proseguire in solitaria, arrivata all’ostello ero stanca e il mio ginocchio mi stava facendo penare, “ci penso io, lavoro in un centro di riabilitazione” mi dice, mi fascia il ginocchio ed io posso finalmente riprendere il mio cammino.
Ma le nostre strade si sarebbero incrociate ancora, ero diretta a Finisterre , il ginocchio aveva ripreso a far male e me la ritrovo nuovamente nella stessa camerata, si prende cura del mio ginocchio ancora una volta e riparto.
La magia del cammino è in mille gesti così, come la tappa di arrivo a Ligonde, avevo inprogramma di fermarmi prima, non trovo posto in ostello continuo nella speranza di trovare un posto per la notte; arrivata mi rendo conto che non ho contanti con me, vengo accolta in un meraviglioso ostello a donativo “lascia ciò che puoi, non preoccuparti”, ci preparano una gustosa cena e scrivono un meraviglioso biglietto del buongiorno pieno di speranza.
E la fiducia in cammino serve, perché il cammino di trasforma, ti distrugge e ti ricrea, e di gesti così ne hai bisogno, soprattutto quando le paure non vogliono abbandonarti, è in un momento così che Jesus, fondatore di un pittoresco ostello mi ha accolta una mattina all’alba preparandomi pancake e riempiendo il mio cuore di benedizioni. In cammino ci sono anche le paure che camminano con te, ci sono le credenze che ti sei portato nello zaino che puoi decidere di riportare a casa con te o lasciare andare passo passo, come quel giorno che ero diretta a la Cruz de Hierro, continuavo a fare il check, gli occhiali c’erano , il telefono pure, il sacco a pelo attaccato allo zaino, ma avevo la sensazione di aver lasciato qualcosa indietro. Continuavo a cercare poi ho capito che quello che avevo lasciato era una paura che mi portavo dietro da anni e che passo dopo passo ero riuscita inconsapevolmente a lasciare andare.
Di una cosa ero certa alla mia partenza, sapevo chi partiva ma non sapevo chi sarebbe tornata. Le emozioni di un cammino sono a sé, vanno vissute con presenza e lasciate sedimentare e una volta tornati a casa, vanno ricollocate e riordinate.
Ti devi lasciare attraversare da esse, farle fluire e fare in modo che ti trasformino.
Come si racconta un cammino? un cammino si vive, un cammino si fa!

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