Albania, il respiro del Nord.
Cronache di viaggio di Francesca Mattiello
Respiro, sedimento, cristallizzo momenti.
Lascio che il tempo decanti e i ricordi trovino il loro posto con quella distanza che serve per dare forma alle cose. Ripercorro le tappe di un viaggio dal sapore nuovo, lentamente, come si svuotano le valigie di quei posti da cui si fa fatica a tornare.
Seguo con lo sguardo la linea del tempo e quella dello spazio percorso, traccio nella mente con una matita una riga invisibile, come si faceva un tempo su vecchie cartine aperte sul cofano di una macchina. Ora ogni tratto è un frammento che riaffiora, ogni curva una storia che torna a respirare.
Dal caos di Tirana, dove i ritmi frenetici e i progressi ostentati raccontano una capitale in continua corsa verso la modernità, tra insegne luminose, clacson e l’energia di una città che si reinventa ogni giorno, passando poi per il vecchio bazar di Kruja, dove i colori vivi raccontano una storia passata attraverso souvenir a buon mercato. Tra i banchi si trovano cimeli e vecchi testimoni di un regime uscito dalla porta ma di cui ancora si percepisce l’eco, come un tonfo che risuona nel tempo. E poi la bella Scutari, che accoglie con il suo corso elegante che vibra di musica ad ogni angolo, di incontri e delle voci di donne solidali e coraggiose, custodi di un desiderio forte ma sussurrato di emancipazione.
Poi d’improvviso la strada si fa più quieta e i rumori si dissolvono.
Rotoliamo verso nord e abbiamo la sensazione di uscire lentamente dal mondo di Sotto, quello costruito forse e in perenne evoluzione e rincorsa. L’asfalto scivola via e lascia spazio a strade bianche spesso dissestate che costringono ad un dondolio perpetuo e alle risate dei miei compagni di viaggio: danziamo al ritmo delle buche che tappezzano la via, in van strampalati che percorrono sentieri che prendono sempre più piede sotto le nostre scarpe.
E’ sera, un rifugio ci accoglie con una rituale zuppa calda e luci a intermittenza dettate dalla corrente ballerina, un po’ come noi! Non importa: tutto sembra essere così dannatamente perfetto.
Il mattino seguente il risveglio è degno di nota: eccola qui la Chiesetta di Theth all’alba e quella lacrima di felicità che mi riga il viso!
Attraversiamo la valle di Theth fino a raggiungere il famoso Passo, dove le Alpi Albanesi si aprono in tutta la loro potenza: remote, autentiche, quasi fuori dal tempo.
Il sentiero si fa più silenzioso e il piccolo villaggio di Valbona che ci accoglie diventa casa per tre giorni. All’indomani la voglia di camminare ancora ci spinge verso i confini con il Montenegro: salite, vento e nuvole basse non fermano la voglia di andare e una stufa accesa in un vecchio riparo di una coppia di pastori ci sorprende e consola. La moglie, raggrinzita e minuta, mi prende le mani e in quel gesto semplice trovo il vero calore che cercavo, più del fuoco e più del sole.
Il ritorno è segnato dalla pioggia, che batte leggera sul battello che ci riporta lungo il lago Koman. Scivoliamo lentamente intravedendo dai finestrini rigati dalla pioggia, montagne dolcissime che si gettano in mare in questo rumore lento ed ipnotico.
Viaggiare nel Nord dell’Albania non è solo attraversare un paesaggio: è entrare in un tempo diverso, dove la semplicità diventa pane quotidiano. Dove le montagne si ergono come antichi guardiani, le strade si fanno sentieri e ogni passo diventa scoperta. Qui un rifugio è più di un riparo: è casa, incontro, condivisione. Il tè Caj Mali profuma di montagna e racconta storie intorno al fuoco e i sorrisi hanno il valore doppio di chi non ha fretta di tornare a tutti i costi.
In questi luoghi la promessa è ancora onore, l’ospitalità è un gesto naturale e la libertà si misura nella capacità di lasciarsi alle spalle i facili pregiudizi verso una Terra ricca di contraddizioni, sì, ma ancora tanto autentica.
Respiro, sedimento, cristallizzo momenti. Custodisco così, con cura, un viaggio che ha toccato corde inaspettate. Viaggiare non è forse proprio questo?
Abbiamo qualcosa in più con noi oggi: torniamo a casa con il cuore in pace e tanto riconoscente.
E come mi ha insegnato un amico: FALEMINDERIT


1 comments
Fiorella Fretta
Novembre 11, 2025 at 3:31 pm
Racconto poetico e molto reale di un viaggio indimenticabile!