La via dei Tusci: il mio primo cammino di Alice Manfredi

Maggio 27, 2025by Alex Vigliani0

La via dei Tusci, l’esperienza di Alice Manfredi  

La cosa essenziale da portare è se stessi 
Il mio primo cammino è stato la Via dei Tusci, un anello tra borghi antichi nel nord del Lazio. Era già qualche anno che volevo provare l’esperienza del Cammino e così, quest’anno, mi sono buttata e ci ho provato: ho pensato a qualcosa di corto per cominciare, ma ammetto che già quei 90 km mi sembravano tanti …
Mi è stata mandata una lista di cose da portare nello zaino, un po’ di giorni prima: qui inizi a capire cosa veramente ti possa essere indispensabile e cosa in più, non solo in questa occasione ma anche per altri viaggi. Cominci a preparare le cose, fai vari incastri tipo tetris, controlli che ci sia tutto un’ultima volta e poi chiudi lo zaino… sei pronta a partire, per quanto riguarda la parte “materiale”, tutto ciò che ti occorre sarà sulle tue spalle. Ma tu sei pronta? Io non sapevo cosa aspettarmi da questa nuova avventura, ma ero molto curiosa di viverla.
La prima mattina al ritrovo conosci i tuoi compagni di viaggio, quelli con cui condividerai i giorni successivi e tutto quello che il cammino ti metterà davanti. Ti presenti, non sai chi sono, ma camminando, ognuno si racconterà (ognuno ha la sua storia, ognuno ti trasmette qualcosa o ti dà qualche nuova prospettiva) e così, a fine cammino, avrai delle nuove amicizie.
Parti e cominci a camminare, non pensi ai chilometri che devi fare: ti perdi a guardare i paesaggi, ti godi la natura, ascolti i racconti e ciò che ti spiega la guida, fai una chiacchierata con l’altro per conoscervi un po’, vivi i momenti di condivisione, ci sono i momenti di riflessione ma non mancano mai le risate, i passi sotto la pioggia ma comunque affrontati, e ti ritrovi alla meta.

Un giorno arrivi bene, un altro più stanca, un altro dolorante (ho capito che la fatica e la stanchezza, molte volte, sono governate più dalla testa piuttosto che da ciò che stai sentendo realmente), ma sempre soddisfatta di essere arrivata… pensare che un anno fa non
immaginavo nemmeno di poter fare una cosa del genere.
Ci sono alcuni momenti che mi sono rimasti più impressi. Il primo giorno, per pranzo, ci siamo fermati all’azienda agricola Poggio Galletto. Dopo aver visto le varie cose all’esterno, siamo entrati nella stanza da pranzo: una grande tavola apparecchiata con una tovaglia a scacchi rossa e bianca, accanto un camino, e quella atmosfera da casa di campagna o dei nonni. I proprietari sono stati con noi tutto il tempo del pranzo, ci hanno fatto mangiare tante cose buonissime fatte da loro, ma la loro accoglienza è stata la cosa più bella
perché, a parere mio, sono riusciti a farci “sentire a casa”, come se ci conoscessero già.

Sempre il primo giorno, nell’ultimo tratto prima di arrivare a san Michele in Teverina, ci siamo imbattuti in un tratto di sentiero non “facile” a causa del terreno argilloso: è stato il primo momento in cui il gruppo si è davvero legato, ci siamo aiutati e supportati l’un l’altro per superare questa situazione tutti insieme. Questa “impronta” è poi rimasta nei giorni seguenti: c’è sempre stata una mano tesa per un aiuto o una parola di supporto dai compagni, oltre che naturalmente dalla guida.
Siamo arrivati a san Michele al calare del giorno e la sera abbiamo cenato tutti assieme in uno degli alloggi: uno dei momenti di condivisione più semplici, ma uno dei più belli. Abbiamo raggruppato il cibo, ognuno ha fatto qualcosa nella preparazione della cena e della tavola, tutti vestiti in maniera comoda e semplice attorno ad un tavolo: tutte le cose costruite e superficiali, le etichette, le abbiamo lasciate fuori dalla porta.

L’ultimo giorno di Cammino siamo partiti prima del solito e ci siamo avviati verso Civita di Bagnoregio: abbiamo visto il borgo in lontananza, sulla sua rupe di tufo, ancora immerso nel silenzio. Abbiamo attraversato il ponte e, una volta entrati dalla porta principale, ci siamo trovati davanti una Civita deserta… bellissimo girarla così!
Le cose da raccontare sarebbero tante ma, per capire a pieno certe sensazioni, bisogna vivere questa esperienza; non sempre è possibile far capire/trasmettere le emozioni o ciò che si è vissuto in certi momenti.
Ultima riflessione. La cosa essenziale da portare è se stessi: tu, la tua storia, il tuo “bagaglio di vita” fatto da mille cose, perché durante questa esperienza condividerai un pezzo di tutto ciò con i tuoi compagni, e loro faranno lo stesso. Secondo me, in questi momenti di semplicità, se così vogliamo chiamarli, vengono fuori le parti più vere delle persone (senza “filtri”, senza le cose superflue, tutti sullo stesso piano).

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