A piede libero, perché camminare è palestra di libertà

Gennaio 31, 2020by Francesca Mattiello0

di Francesca Mattiello

Passi liberi.

Camminare non è questione agonistica, camminare ha a che fare con altro.
Non è solo la scelta dello scarpone migliore e dello zaino più comodo da mettere in spalla, non è una questione cronometrica o di velocità di arrivo nel vano tentativo di accelerare il tempo, riempiendolo quasi fino a scoppiare come un cassetto che fatica a chiudersi.

Camminare è diverso. È questione di libertà. E non parlo di quella libertà consapevole che sai di avere in pugno, quella manciata di certezze riposte al sicuro nella tasca dei pantaloni, da spendere ogni volta che vogliamo sentirci padroni della nostra vita.

No. Camminare è una questione di libertà che ha radici più profonde. Parlo di quella libertà nascosta che ha a che fare con noi stessi, quella libertà sconosciuta che non sappiamo che sapore abbia davvero, se non quelle rare volte in cui ci spingiamo oltre i confini delle nostre sicurezze.

È una libertà più rara che ha a che fare con la lentezza del nostro essere, con l’improvvisa adesione di noi stessi al tempo. Quando cammini, liberamente intendo, hai quell’improvvisa sensazione che i minuti siano diluiti, che siano più profondi. E tutto è inaspettatamente più vicino e familiare: dalle linee delle montagne che disegnano contorni sinuosi, al verde profondo del muschio che abbraccia come un mantello la corteccia degli alberi, alla luce timida delle prime ore del mattino che penetra tra le fronde dei grandi faggi.

Camminare è accompagnare il tempo per mano, è afferrarlo e lasciarsi guidare dal suo ritmo silenzioso, svelando ai nostri occhi volti solitamente mascherati dietro la nostra confusione quotidiana.

Qui ed ora. È sapere di essere esattamente nel posto giusto, come il tassello di un puzzle che trova il suo incastro ideale, perfettamente allineati con il nostro centro di gravità. È avanzare ad occhi chiusi in uno spazio conosciuto, fiduciosi dei propri passi e del proprio andare, degli spazi che circondano le nostre forme, affidandosi così agli odori freschi della rugiada del mattino, al movimento del vento e al silenzio colmo ed immobile del respiro.

Camminare è lasciar andare, ritrovare il puro sentimento di essere, meravigliandosi ancora e ancora una volta davanti ad un acero secolare o alla pioggia fina che ci bagna il viso. È qui la vera libertà, quel prezioso ed impaziente brivido pronto al volo, sincero e leggero come capelli sollevati dal vento.

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