Sardegna: Orgosolo racconta, Mamoiada fuoco e aria, Osidda la scoperta.

Aprile 1, 2022by Alex Vigliani0

Sardegna: Orgosolo racconta, Mamoiada fuoco e aria, Osidda la scoperta.

Dal 25 febbraio 2022 al 2 marzo 2022, il resoconto di uno splendido viaggio, l’ennesimo metafisico vagare nella terra di Sardegna. La Sardegna, d’altronde, non sarà mai una regione come un’altra. Anzi, forse, non sarà mai una regione. 
La sensazione che si prova sull’isola è di poggiare i piedi su una terra a sé. Che non abbia confini. Che non abbia spazio. Sospesa sul mare, più ferma però di qualsiasi terra che si dica ferma. 
Monolitica nella sua struttura di terra e fuoco, di acqua e vento.
Il traghetto attracca, tu scendi dalla nave e la ruota panoramica di Olbia ti dà il senso di quel girare lento che accompagnerà le farfalle nello stomaco, le sensazioni in divenire, il cuore in battere e levare tra rocce, mare e panorami infiniti. 
Stavolta abbandoniamo il mare della Gallura. La Valle della Luna lì, nemmeno troppo distante, a ricordarmi che una terra può far piangere, commuovere ed emozionare. 
C’è un’altra Sardegna da scoprire. Perché questa terra è unica e mille volte diversa. Banalmente te ne accorgi quando entri in un supermercato e trovi l’equivalente sardo di qualsiasi prodotto che giunga dalla grande distribuzione. Dalle patatine ai formaggi, dal pane a ogni cosa che tu possa solo immaginare. E questo è frutto di una potente auto determinazione, di un attaccamento alle proprie radici che fa del sardo un orgoglioso rappresentante della propria terra. Il sardo si fa promotore delle proprie tradizioni, del proprio essere, senza che questo diventi divisione. Invitando, promuovendo, costruendo ponti e punti di contatto con l’altro. Ti dice: vieni e vivi la mia terra e quel che ha da darti. 

Queste le sensazioni delle giornata passate in Sardegna con Itinarrando. 
A Osidda abbiamo scoperto uno dei comuni più piccoli dell’isola. Un tentativo, speriamo presto vittorioso, di promuovere turisticamente il luogo. Con le narrazioni di Gaudino con cui la collega Monia D’Anselmi ha fatto da trait d’union, Cicerone ed esperto nel promuovere scorci e punti di vista di un cammino tra fiumi e scrosci d’acqua, appezzamenti e testimonianze agro silvo pastorali. 
A Orgosolo, tra un’escursione e l’altra, dopo aver fatto la conoscenza con la collega Sara Muggittu ci siamo perduti nelle narrazioni tracciate sui muri. Uno spaccato geopolitico degli avvenimenti mondiali senza dimenticare, però, i primi murales: quelli attenenti alle rivendicazioni dei pastori e del popolo sardo. Forse, a parer mio, quelli più sentiti e vivi. La gentilezza di Barbara di Sa e’ Jana, il sorriso stampato sul volto valore aggiunto a un servizio impeccabile.
Il Supramonte, il cui nome richiama da vicino a Faber, il De André che seppe leggere con lucidità d’analisi la sua “permanenza” nel ventre del luogo. Gli scorci dal Monte San Giovanni e da Punta Palai e la scoperta della cascata di Mularza Noa. 
Cala Luna che si svela piano, quasi tacitamente, declinando l’idea di infinito verso il mare. Una vela, lontano porta i miei pensieri. C’è una guerra poco distante, vero, ma qui la pace sembra esserci sempre stata. Difficile pensare agli assalti dei bagnanti e al turismo di massa che porta un danno per cui nessun guadagno vale la pena.  
E poi come non citare Mamoiada? Questo splendido borgo che ha in seno una tradizione che sa di tutti gli elementi possibili. Il suono delle campane dei Mamuthones risuona ancora nelle mie orecchie, nel cuore e al centro del petto dove un coacervo di emozioni si intrecciano forte, quegli intrecci che mi legano a questa terra. Danza tribale, forse marziale, di antichi gesti mnemonici che ritornano nel tempo, sacralità di un rito che scuote. Un carnevale composto, figlio di questo tempo di restrizioni, che però non perde il proprio cuore. Il proprio calore. La magia ancestrale di gesti rituali che fermano il tempo. E io, nascosto dietro la fessura dell’antropologia, ad analizzare ritmiche, danze e gesti. 
Forte è il richiamo della gentilezza di certi posti, usuale e antica come certe buone maniere cui non siamo più abituati nel viavai isterico delle metropoli, dove l’incontro è un caso fortuito e non un piacere. 
Tra me e la Sardegna non sarà mai un addio. Sarà sempre un arrivederci, perché sull’isola io incontro la mia anima. 

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